aspetti umani: che cosa sono i problemi?

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Amleto
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aspetti umani: che cosa sono i problemi?

Messaggioda Amleto » lun 07 gen , 2008 21:35

salve a tutti

ho letto spesso sul forum che in questo luogo capita anche di raccontare di se e raccontarsi. Qualcuno dietro questi scritti fa trasparire come tutti i problemi (ironicamente sono sempre le mogli).
I problemi sono quello che più ci stressa e ci consuma giornalmente, ne faremmo volentieri a meno ma non riusciamo a non averne; quindi secondo me bisogna imparare a conviverci e a vederli come risorse, come occasioni. Possiamo già da subito definire cosa vuol dire la parola problema per capire che alla fine non sono così negativi come noi pensiamo.
Problema (dal dizionario)
quesito a cui dare una soluzione o una risposta partendo da alcune premesse e seguendo un ragionamento logico.
Cosa ci insegna questa definizione? Ci insegna che ad ogni problema, se si usano gli strumenti adeguati, c'è una soluzione. Ora ovviamente vi sono misteri della vita a cui non si possono dare risposte, non possiamo risolvere il problema di morire ma possiamo saperne le cause. Peccato che quando uno conosce le cause della sua morte di solito è già morto e non fa in tempo a trovare una soluzione. Però se ci dicessero: tu morirai a 70 anni per un tumore, noi forse cercheremmo la soluzione e con una logica cercheremmo di fare un tenore di vita che non ci faccia ammalare di tumore. Purtroppo non è così semplice però anche il problema della morte si potrebbe risolvere. Quindi, la prima cosa è mettersi in testa che ogni problema ha una soluzione più o meno breve. Come seconda cosa e che se si vuole risolvere il problema bisogna comunque fare un ragionamento logico, fare un percorso e quindi avere delle premesse, fare delle scelte.
Tutto questo è venuto fuori da una semplice definizione; io mi fermo qui anche se potrei scrivere per ore, adesso vediamo cosa mi dite e dove volete portare la discussione.

Ciao,
Pier Paolo

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Re: aspetti umani: che cosa sono i problemi?

Messaggioda Amleto » mar 08 gen , 2008 19:30

Ciao

Cucù, c'è qualcuno?
Vi ho terrorizzati o sono salito troppo in cattedra?

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Messaggioda IL MEROVINGIO » mar 08 gen , 2008 20:54

Forse sono troppo giovane per poter dare una risposta adeguata, ma sinceramente, come hai mostrato tu, i problemi non sono altro che cose non desiderate che si possono risolvere.

Però non spaventarsi per un problema, considerandolo troppo un quesito da risolvere, elimina secondo me quella intraprendenza che caratterizza un problema da risolvere. Faccio un esempio: un problema tipo il non superamento di un esame unisversitario, se uno lo vede come un semplice quesito da battere, impiega più tempo di uno che lo valuta come uno scoglio che lo stressa... non so se sono stato chiaro.
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Messaggioda Amleto » mar 08 gen , 2008 21:33

un problema tipo il non superamento di un esame unisversitario, se uno lo vede come un semplice quesito da battere, impiega più tempo di uno che lo valuta come uno scoglio che lo stressa... non so se sono stato chiaro.
Ciao

intanto almeno tu hai avuto coraggio a scrivere, io non sono molto giovane 34anni ma anch'io sto studiando all'università per la seconda laurea (quella specialistica) e quindi il problema degli esami (che sto dando in questo periodo) lo vivo in prima persona. Credo di non aver capito; secondo te se uno prende il problema del superamento di un esame come un semplice quesito impiega più tempo di uno che lo valuta come uno scoglio che lo stressa?
Anche se impiegasse più tempo a risolvere il problema, colui che lo vede come un semplice quesito lo risolverebbe mentre l'altro anche se impiega meno però si porta e si attira un altro problema che è quello dello stress. Secondo me è meglio andare con più calma ma essere tranquilli che credere solo di risolvere un problema; se questo poi però crea stress vuol dire che non è risolto e al prossimo esame si ripresenterà di nuovo.
Gli esami sono uno stress, soprattutto se non studi per il 18 come faccio io; il giorno prima sei comunque preoccupato e pensieroso, non vorresti mai andare ed invece poi quando vai capisci che era più facile di quello che pensavi. Io quando ho questo problema faccio questo ragionamento:
io valgo di più di questi semplici scritti anche se importanti che ci sono sui libri. Questa materia quindi non può prevalere sul mio essere e sul mio carattere, io come uomo non sono schiavo e vittima di semplici ma importanti parole scritte su di un testo. Il mio scopo è capire per poter applicare ciò che studio e questo vale molto di più di qualsiasi voto. Se l'esame non andrà bene l'università mi da la possibilità di ridarlo con il prossimo appello e quindi ritorno tra qualche mese.
Secondo me se un esame va male non ti pregiudichi nulla all'università perchè lo puoi dare qualche mese dopo. E' vero che poi avrai altre materie da studiare ma comunque l'esame che ridai di nuovo lo hai già preparato ed è solo da ripassare meglio.
Il problema quindi non c'è, io studio per me e non per il voto ed è per questo che non può stressarmi preparare e dare un esame.
Tieni presente che quando lavorerai sarà peggio ma queste basi ti faranno essere colui che fa la differenza, sarai a modo tuo unico e speciale e quindi alla fine studi per essere unico e speciale oltre che preparato.

Ciao,
Pier Paolo

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Re: aspetti umani: che cosa sono i problemi?

Messaggioda Pilotaveloce » mer 09 gen , 2008 16:16

Ciao

Cucù, c'è qualcuno?
Vi ho terrorizzati o sono salito troppo in cattedra?
Quale cattedra ???

Qui non c'è un limite, non ci sono delle classifiche; tutti possiamo serenamente parlare di tutto. Rimane inteso che gli argomenti trattati saranno sempre esposti nel rispetto reciproco dei singoli pensieri, ma principalmente delle persone che partecipano.

Buona conversazione a tutti !!!

Ciao Pier Paolo Pilot :cool:

Amleto
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Re: aspetti umani: che cosa sono i problemi?

Messaggioda Amleto » gio 17 gen , 2008 21:32

Ciao

Quale cattedra ???

Qui non c'è un limite, non ci sono delle classifiche; tutti possiamo serenamente parlare di tutto. Rimane inteso che gli argomenti trattati saranno sempre esposti nel rispetto reciproco dei singoli pensieri, ma principalmente delle persone che partecipano.

Buona conversazione a tutti !!!

Ciao Pier Paolo Pilot :cool:
Ciao a tutti
quando dico che non vorrei salire in cattedra intendo che alcuni leggendo ciò che scrivo potrebbero pensare che questo vuole fare scuola a qualcuno e quindi dire: ma chi si crede di essere?
Sia chiaro che io non voglio insegnare nulla a nessuno ma al massimo stimolare discussioni di un certo tipo, anche culturalmente elevate. In fin dei conti la cultura sono le idee, le analisi che si fanno su di un tema e gli strumenti che si usano per osservare le cose.
La cultura sono le nostre tradizioni, i nostri credi, le nostre usanze, il nostro costume. Io non capisco nulla di motori e auto però molti mi stanno aiutando e quindi voglio sdebitarmi dando agli altri ciò che di cui mi interesso nella vita.

Grazie
Pier Paolo

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Ciao Amleto,

Messaggioda robby » ven 18 gen , 2008 0:02

credo che i "problemi" siano indispensabili...
Intendo dire che l'oro si prova alla forgia e che possiamo considerare i problemi come un test da superare per verificare se valiamo qualcosa.

Certo, ci sono problemi e problemi, cose di cui mai vorremmo parlare o provare... ma fanno parte della vita.

Qualunque cosa facciamo, studiamo, immaginiamo... e così via... non avrebbe senso se rimanesse sulla carta o nella nostra mente, a cominciare dai nostri progetti, ma, ogni cosa per quanto pianificata nei particolari, trova sempre degli imprevisti (i problemi) e dimostrare a noi stessi di essere capaci di superarli è un pò come il "sale della vita"...

Certo questo è un aspetto del problema sui problemi; ci sono tematiche, come quella sulla morte, dove trovano soddisfazione solo quelle persone che vedono quel momento come parte di qualcosa di più grande (fede in Cristo per esempio)... e così via...

Il mio contributo per rompere il ghiaccio... spero di non aver tediato nessuno...

Ciao.
Robby :grin:
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Re: Ciao Amleto,

Messaggioda Amleto » ven 18 gen , 2008 21:23

credo che i "problemi" siano indispensabili...
Intendo dire che l'oro si prova alla forgia e che possiamo considerare i problemi come un test da superare per verificare se valiamo qualcosa.

Robby :grin:
Ciao

Robby ha ragione, comunque i problemi, gli ostacoli ci sono. Comunque non se ne può fare a meno. Ora noi possiamo di fronte ad essi prendere tre decisioni:
1) cercare di costruire qualcosa che permetta di superare il problema
2) far finta che non esiste, ingannare gli altri e se stessi
3) non prendersi nessuna resposabilità e di fronte ad esso fermarsi per al massimo cercare di tornare indietro (cosa sempre difficile nella vita).

La prima scelta necessità di un progetto, di un'analisi di se stessi e delle proprie capacità. Bisogna lavorare molto su se stessi e su gli altri ma i risultati poi solitamente consentono di superare l'ostacolo. Questi problemi poi fortificano e solidificano la persona perchè insegnano molto.
La seconda scelta invece è la più comoda, quella difatti che si fa con più frequenza. Noi siamo bravi a trovarci delle scuse per non vedere i problemi. Questo però solitamente porta ad aggravare la situazione e a far nascere ulteriori ostacoli.
La terza scelta è quella più dolorosa, quella che può essere definita una sconfitta ma può anche insegnare qualcosa. Diciamo che non tutti i problemi si possono risolvere, a volte non ne siamo capaci o non abbiamo gli strumenti per farlo. Quindi dobbiamo anche metterci in testa che la sconfitta può esistere ma per definirla tale deve essere il risultato di uno o più tentativi operati a superare l'ostacolo. Se non ci proviamo non siamo solo sconfitti ma nemmeno più in grado di essere padroni di noi stessi, e la cosa diventa grave.

Cosa serve tutto questo?
Serve a capire che strada noi prendiamo di fronte ai problemi, in modo da essere consapevole di dove arriveremo.

Ciao,
Pier Paolo

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Messaggioda Naxos » ven 18 gen , 2008 22:50

Completamente digiuno di studi umanistici, ma con un approccio tecnico scientifico, mi chiedo che cosa ha fatto "inventare" la dicitura problema all'uomo anticipando così la definizione del vocabolario: probabilmente il fatto che se per andare da uno stato A a uno stato B in natura tutto tende ad andarci senza spendere energia, all'uomo spesso succede che per andare da A a B devo spendere energia, ovvero far fatica, magari senza nemmeno trarre gran giovamento dallo stato B.
Ecco che lo sforzo che non volevo fare ma che mi tocca fare è un fastidio, è la cosa che si oppone al mio desiderio di andare dallo stato A allo stato B: lo chiamerò problema.
Ma dovendo andare da A a B devo per forza superare lo scoglio, quindi risolvere il problema.
Si trova sempre la soluzione al problema? la matematica ci insegna che si, è sempre possibile trovare almeno una soluzione: sempre, non sempre è unica, ma c'è: e al massimo non esiste. Non è un gioco di parole: la soluzione c'è e non esiste.
Come arrivare alla soluzione di un problema molto complesso? semplice, anche qui la scienza ci insegna che ogni problema, pur complesso esso sia, è suddivisibile in una serie di più problemi più semplici e tutti con una soluzione.
A questo punto, nessun problema con i problemi: è solo questione di affrontarli nel modo corretto, e la soluzione la si trova. Sempre. Al massimo non esiste.

Tiberio
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Messaggioda Amleto » mar 22 gen , 2008 17:46

Completamente digiuno di studi umanistici, ma probabilmente il fatto che se per andare da uno stato A a uno stato B in natura tutto tende ad andarci senza spendere energia, all'uomo spesso succede che per andare da A a B devo spendere energia, ovvero far fatica, magari senza nemmeno trarre gran giovamento dallo stato B.
Non è un gioco di parole: la soluzione c'è e non esiste.
Come arrivare alla soluzione di un problema molto complesso? semplice, anche qui la scienza ci insegna che ogni problema, pur complesso esso sia, è suddivisibile in una serie di più problemi più semplici e tutti con una soluzione.
A questo punto, nessun problema con i problemi: è solo questione di affrontarli nel modo corretto, e la soluzione la si trova. Sempre. Al massimo non esiste.

Tiberio
Ciao
è esattamente quello che dici, anche perchè tutto secondo me si può esprimere in termini matematici, i problemi sono adatti a questo tipo di calcolo. Calcolo che deve portare alla risoluzione del problema. Quando parli di un punto A ed un punto B, per spostarsi (da A a B) ci vuole energia, quella richiesta per superare l'attrito, ovvero il problema.
Nelle scienze umanistiche si parla di A e B proprio come in termini matematici dove B è l'effetto, ovvero il problema e A è la causa del problema. Ti esce sangue da un dito? Qual'è la causa del problema? Un taglio. Trovata la causa si può pensare alla soluzione del problema e quindi alla cura (un cerotto).
La medicina vive con questo semplice schema A - B definito lineare perchè esamina l'effetto, il problema e ne cerca la causa per poterla curare. Negli anni però si è notato che non era così facile ed altri fattori incidevano sulla causa, vi erano più cause, più fattori (ambientali, fisici, psichici, economici eccc). Per questo non abbiamo più solo A- B ma anche A- B- C-D in quello che è uno schema circolare dove più cose influenzano un problema. Ecco che noi dobbiamo pensare in questi termini perchè lo schema causa ed effetto A-B non funziona quasi mai, non funziona neppure più per la medicina.
Il problema in conclusione quindi va analizzato con un percorso circolare dove ad esso si associano più cause.
Quali sono i fattori che hanno inciso e causato il problema? Ecco cosa ci si dovrebbe chiedere come terzo stadio. Il primo stadio sta nel rendersi conto e accettare di essere di fronte ad un problema. Il secondo è prendere la decisione di fare di tutto per risolvere il problema. Il terzo stadio è trovarne le cause. Il quarto è quello di trovare un percorso, una soluzione. L'ultimo stadio è quello di iniziare il percorso, analizzando in ogni momento dove si sta andando e dando delle valutazioni sul progresso fatto.

Ciao
Pier Paolo

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Messaggioda Naxos » mar 22 gen , 2008 22:42

puoi avere tutte le variabili che vuoi: l'importante è suddividere il problema in più problemi più semplici, altrimenti ci si scontra con l'enormità dell'universo e per noi che siamo così piccoli questo può essere fatale!
Ciao
Tiberio
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Messaggioda Amleto » mer 23 gen , 2008 10:51

puoi avere tutte le variabili che vuoi: l'importante è suddividere il problema in più problemi più semplici, altrimenti ci si scontra con l'enormità dell'universo e per noi che siamo così piccoli questo può essere fatale!
Ciao
Tiberio
Ciao

Si, detto in parole più tecniche si tratta di capire la molteplicità dei fattori che creano un problema. La causa non è solo una, non ci troviamo davanti ad un'interpretazone lineare Causa >Effetto
ma davanti a qualcosa di circolare Causa1+Causa2+Causa3>Effetto. Quindi ad esempio: mia moglie mi vuole lasciare, la causa non è solo il rapporto mio con lei, lei che sta cambiando o io che non la capisco più. Anche, ma cosa importante di cui non si tiene conto e che in questo problema ci sono anche fattori ambientali, sociali, psicologici.
Il problema non è solo dovuto al rapporto della coppia ma di come influiscono gli amici di lei e di lui, di come influenzano i parenti di lei e di lui, di come entrambi o anche solo uno di loro vivono il lavoro, di come si gestiscono il tempo libero, di com'è il nucleo famigliare e quindi il rapporto con i figli. Tutti questi molteplici fattori di tipo sistemico (la famiglia) sociale (gli amici e i parenti) ambientale (i vicini di casa, il luogo dove si vive, come si vive il lavoro, come si gestisce il tempo libero) ed infine psicologici (il percorso ed i cambiamenti che ogni persona fa nel suo interno).
Potrei anche aggiungere a questi fattori quello economico perchè a volte lo stress di non arrivare a fine mese incide poi sul rapporto di coppia.
Ecco come un problema va identificato, ammesso e sezionato. Ognuno di questi fattori incide in una percetuale matematica sul problema della separazione anche se spesso non ce ne accorgiamo. Non è facile, capire il problema, capirne le cause e fare un percorso di risoluzione, è una cosa difficile e spesso non tutti ci riescono, per questo esiste una professione che si è specializzata in questo tipo di cose e si chiama quella dell'Assistente sociale (una via di mezzo tra lo psicologo e il sociologo). Egli assiste perchè non risolve il problema ma aiuta a fare il percorso insieme alla persona, facendogli ritornare quella forza e quegli strumenti (che già possiede ma in quel momento non riesce ad usarli) per risolvere e superare questi problemi.
Lo stesso problema poi fa generare altri problemi e quindi non basta risolverne uno ma serve imparare a risolvere i problemi.

Ciao,
Pier Paolo

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Messaggioda Naxos » sab 26 gen , 2008 22:40

devo essere sincero, adesso proprio comincio a perdermi... questo è un problema...
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Messaggioda thejack » dom 27 gen , 2008 0:53

Amleto, dimmi un pò, ma non è che a forza di analizzare i problemi altrui finisci con il creartene anche tu?
:grin:
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Messaggioda X-Lab » dom 27 gen , 2008 12:39

Come arrivare alla soluzione di un problema molto complesso? semplice, anche qui la scienza ci insegna che ogni problema, pur complesso esso sia, è suddivisibile in una serie di più problemi più semplici e tutti con una soluzione... è solo questione di affrontarli nel modo corretto...
Tiberio, dici di essere digiuno di studi umanistici, ma esprimendo questo concetto non hai fatto altro che esprimere il pensiero di Cartesio circa il metodo per la ricerca della verità (vedi il suo capolavoro Discorso sul Metodo), in particolare la seconda e la terza delle quattro regulae suggerite dall'autore (evidenza, analisi, sintesi, enumerazione).
Del resto Cartesio, prima che essere un grande matematico, fu un grande filosofo, forse l'unico tra quelli da me studiati che mi abbia lasciato qualcosa. Tant'è che, da NON appassionato di lettura, l'unico libro che sono andato a ricercare e alla fine acquistare e leggere, è stato proprio questo; dopo averne sommariamente studiati i contenuti a scuola (come opera del filosofo) ho fatto un'appassionato ripasso qualche annetto addietro.
Quindi Tiberio, forse il concetto espresso l'avrai letto o sentito chissà dove e quanto tempo fà, senza ricordare di averlo fatto, o altrimenti vuol dire che senza averlo mai sentito prima hai formulato il medesimo pensiero di Cartesio; del resto come dici sopra, lo insegna la scienza... e la filosofia è considerata una scienza :)
Oltretutto non posso che comprenderti perfettamente, in quanto vuoi o non vuoi, un ragionamento del genere è molto probabile che venga fuori spontaneamente, da una forma di nostra deformazione professionale :-)

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Messaggioda Naxos » dom 27 gen , 2008 16:02

Penso che questo concetto mi sia stato trasferito dal professore di Fisica all'ITIS, o forse da quello di elettrotecnica in 3a (sempre all'ITIS). Poi l'ho più volte applicato, e funziona, non c'è che dire.
Cartesio: prima Filosofo, poi Matematico? in fondo, la matematica è filosofia, no?

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Messaggioda X-Lab » dom 27 gen , 2008 16:38

Certo... parliamo sempre di scienze, mica di patatine :-)

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Messaggioda Amleto » dom 27 gen , 2008 21:50

Amleto, dimmi un pò, ma non è che a forza di analizzare i problemi altrui finisci con il creartene anche tu?
:grin:
Ciao

e chi ti dice che io non abbia problemi?

Amleto: essere o non essere questo è il dilemma
conta più essere o avere?
cosa vogliamo essere, cosa siamo, cosa dobbiamo avere?
aggiungo altri problemi amletici
:grin: :grin: :grin: :-D :-D

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Messaggioda thejack » dom 27 gen , 2008 22:01

Ovvio,

ma intendevo oltre i tuoi... :grin:


Amleto, un bel personaggio. Troppo problematico. però...

Un bel giro in barchetta gli avrebbe di certo addolcito l'umore... :-D
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Messaggioda X-Lab » dom 27 gen , 2008 22:25

Amleto, un bel personaggio. Troppo problematico. però...

Un bel giro in barchetta gli avrebbe di certo addolcito l'umore... :-D
Non per nulla Pier Paolo ne ha presa una :-)


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