MG B Roadster
Inviato: ven 21 nov , 2008 18:22
La MGB è stata senza ombra di dubbio la spider inglese che ha avuto più successo nelle vendite, considerando soprattutto gli anni di produzione che ha coperto quasi un ventennio (1962-1980).
Questa vettura caratterizzò all’epoca una svolta per la MG perchè si discostava dai precedenti modelli e dalle spider inglesi in generale in quanto si diede precedenza ad una grande abitabilità e spaziosità per quei tempi rispetto alle rivali inglesi e anche alle rivali estere. La MGB fu la prima roadster della casa inglese ad avere la struttura portante e le direttive per il progetto di questa vettura , che partì sin dal 1959, erano abbastanza chiare: grande comfort, spazio interno abbondante e facilità di guida. In contrapposizione alle rivali Triumph, che richiedevano un pilota esperto per andare forte, le MGB dovevano essere guidate velocemente da chiunque. Il progetto stilistico prese il via da un prototipo commissionato allo stilista italiano Pietro Frua nel 1959 (ex 214) su un telaio della precedente MGA ma poi fu affidato il tutto alla Pressed Steel Fisher di Swindon dove, già nel 1960, si realizzò un prototipo che non si discostava molto da quello definitivo. A parte le influenze del progetto Frua, non devono essere trascurati alcuni suggerimenti verbali che all’epoca diede la Pininfarina che all’epoca vantava un solido rapporto di consulenza con la BMC di cui la MG faceva parte. Questa collaborazione avvenne già nella seconda metà degli anni 50 per il frontale della famosa Mini e molto probabilmente stessa sorte capitò alla MGB le cui pinne posteriori, con la fanaleria verticale (già proposte sulla Austin Healey Sprite MKII e la MG Midget), erano fin troppo simili alle linee proposte sulla Fiat 1200/1500 cabriolet. A sostegno di questa tesi c’è il fatto che l’hardtop di queste Fiat si adattava perfettamente, cambiando gli attacchi, alla MGB e molti proprietari italiani lo adottarono ottenendo un risultato estetico decisamente suggestivo. Per quanto riguarda la meccanica si tentarono varie soluzioni ma poi, per contenere i costi, si preferì montare un propulsore 1800 di seire, già montato all’epoca sulla berlina, debitamente sovralimentato con l’adozione di 2 carburatori monocorpo SU e con l’aumento della compressione che facevano sviluppare al motore 94 CV a 5500 giri. In seguito, a partire dal 1964, i cavalli diventarono 95 in quanto furono aggiunti 2 supporti ai 3 precedenti rendendo così il motore più stabile. Per quanto riguarda il peso sui prototipi furono adottati cofani e sportelli in alluminio mentre sulla vettura di produzione rimase solo il cofano motore in alluminio sempre per limitare i costi. Il peso a vuoto della prima serie era di 872 kg. Il cambio era a 4 marce con prima non sincronizzata e la velocità massima sfiorava i 180 Kmh. Questa vettura nel corso degli anni ha subito varie trasformazioni dovute soprattutto alle richieste del mercato americano che diventavano sempre più esigenti sia per il livello di sicurezza che per l’inquinamento. Trasformazioni che però sono andate ad intaccare spesso l’originalità di questa vettura. Il primo cambiamento avvenne nel 1968 quando la Leyland acquistò la BMC facendo diventare il gruppo BLMC. Questa nuova acquisizione favorì a livello prestazionale e produttivo più la Triumph, che aveva sempre fatto parte Leyland, anziché la MG, il tutto lo si nota nelle scelte politiche che il gruppo fece a partire dal 1969. La più importante trasformazione che ebbe questa vettura, che ne snaturò la linea, fu quella che avvenne nel 1974 dove furono introdotti i grossi paraurti di plastica neri. La vettura risultò più lunga di 12,5 cm e più alta di 3.8 cm in quanto furono cambiate le sospensioni. I paraurti di plastica con mascherina incorporata per quanto riguarda quello anteriore, e il nuovo cofano non più in alluminio, fecero aumentare di parecchio il peso rendendo questa vettura praticamente inguidabile per un aumento del sovrasterzo. La più ricercata è senza ombra di dubbio la prima serie cioè MK I e qui di seguito vi illustro i particolari della scheda tecnica più le foto.
Scheda tecnica
Motore anteriore , 4 tempi longitudinale, cilindrata 1798, cv 95 a 5400 giri; alimentazione 2 carburatori SU seminvertiti, tipo HS 4;
trasmissione ruote motrici posteriori; telaio a carrozzeria portante, sospensioni anteriori a ruote indipendenti con ammortizzatori a leva, sospensioni posteriori ponte rigido, balestre semiellittiche, ammortizzatori a leva;
dimensioni: passo m 2.31, lunghezza m 3.891, larghezza m 1.52, altezza a capote chiusa m 1.25
Questa vettura caratterizzò all’epoca una svolta per la MG perchè si discostava dai precedenti modelli e dalle spider inglesi in generale in quanto si diede precedenza ad una grande abitabilità e spaziosità per quei tempi rispetto alle rivali inglesi e anche alle rivali estere. La MGB fu la prima roadster della casa inglese ad avere la struttura portante e le direttive per il progetto di questa vettura , che partì sin dal 1959, erano abbastanza chiare: grande comfort, spazio interno abbondante e facilità di guida. In contrapposizione alle rivali Triumph, che richiedevano un pilota esperto per andare forte, le MGB dovevano essere guidate velocemente da chiunque. Il progetto stilistico prese il via da un prototipo commissionato allo stilista italiano Pietro Frua nel 1959 (ex 214) su un telaio della precedente MGA ma poi fu affidato il tutto alla Pressed Steel Fisher di Swindon dove, già nel 1960, si realizzò un prototipo che non si discostava molto da quello definitivo. A parte le influenze del progetto Frua, non devono essere trascurati alcuni suggerimenti verbali che all’epoca diede la Pininfarina che all’epoca vantava un solido rapporto di consulenza con la BMC di cui la MG faceva parte. Questa collaborazione avvenne già nella seconda metà degli anni 50 per il frontale della famosa Mini e molto probabilmente stessa sorte capitò alla MGB le cui pinne posteriori, con la fanaleria verticale (già proposte sulla Austin Healey Sprite MKII e la MG Midget), erano fin troppo simili alle linee proposte sulla Fiat 1200/1500 cabriolet. A sostegno di questa tesi c’è il fatto che l’hardtop di queste Fiat si adattava perfettamente, cambiando gli attacchi, alla MGB e molti proprietari italiani lo adottarono ottenendo un risultato estetico decisamente suggestivo. Per quanto riguarda la meccanica si tentarono varie soluzioni ma poi, per contenere i costi, si preferì montare un propulsore 1800 di seire, già montato all’epoca sulla berlina, debitamente sovralimentato con l’adozione di 2 carburatori monocorpo SU e con l’aumento della compressione che facevano sviluppare al motore 94 CV a 5500 giri. In seguito, a partire dal 1964, i cavalli diventarono 95 in quanto furono aggiunti 2 supporti ai 3 precedenti rendendo così il motore più stabile. Per quanto riguarda il peso sui prototipi furono adottati cofani e sportelli in alluminio mentre sulla vettura di produzione rimase solo il cofano motore in alluminio sempre per limitare i costi. Il peso a vuoto della prima serie era di 872 kg. Il cambio era a 4 marce con prima non sincronizzata e la velocità massima sfiorava i 180 Kmh. Questa vettura nel corso degli anni ha subito varie trasformazioni dovute soprattutto alle richieste del mercato americano che diventavano sempre più esigenti sia per il livello di sicurezza che per l’inquinamento. Trasformazioni che però sono andate ad intaccare spesso l’originalità di questa vettura. Il primo cambiamento avvenne nel 1968 quando la Leyland acquistò la BMC facendo diventare il gruppo BLMC. Questa nuova acquisizione favorì a livello prestazionale e produttivo più la Triumph, che aveva sempre fatto parte Leyland, anziché la MG, il tutto lo si nota nelle scelte politiche che il gruppo fece a partire dal 1969. La più importante trasformazione che ebbe questa vettura, che ne snaturò la linea, fu quella che avvenne nel 1974 dove furono introdotti i grossi paraurti di plastica neri. La vettura risultò più lunga di 12,5 cm e più alta di 3.8 cm in quanto furono cambiate le sospensioni. I paraurti di plastica con mascherina incorporata per quanto riguarda quello anteriore, e il nuovo cofano non più in alluminio, fecero aumentare di parecchio il peso rendendo questa vettura praticamente inguidabile per un aumento del sovrasterzo. La più ricercata è senza ombra di dubbio la prima serie cioè MK I e qui di seguito vi illustro i particolari della scheda tecnica più le foto.
Scheda tecnica
Motore anteriore , 4 tempi longitudinale, cilindrata 1798, cv 95 a 5400 giri; alimentazione 2 carburatori SU seminvertiti, tipo HS 4;
trasmissione ruote motrici posteriori; telaio a carrozzeria portante, sospensioni anteriori a ruote indipendenti con ammortizzatori a leva, sospensioni posteriori ponte rigido, balestre semiellittiche, ammortizzatori a leva;
dimensioni: passo m 2.31, lunghezza m 3.891, larghezza m 1.52, altezza a capote chiusa m 1.25