INNOCENTI SPIDER E COUPE' le baby sportive.
Inviato: mar 25 nov , 2008 14:37
La più inglese delle spider italiane era targata Lambrate, Milano. Marca Innocenti, meccanica British Motor Corporation, disegno Ghia, carrozzeria Osi. Oggi potremmo definirla semplicemente il frutto di una sinergia internazionale, allora - siamo alle soglie degli anni Sessanta - era il risultato di un'insolita operazione finanziaria fondata sull'economia dei costi. L'idea venne alla Innocenti, famosa per i suoi tubi e, ai più, per lo scooter Lambretta. Sull'onda della ritrovata voglia di automobili degli italiani decise di produrre piccoli veicoli a quattro ruote, su licenza inglese. Cominciò con la berlina A40 e proseguì con la Spider 950. La meccanica della trasformabile sarebbe stata quella della Austin Healey Sprite "Frogeye", occhio di rana, il disegno, quello di un giovane progettista, Tom Tyarda, il futuro padre di tante De Tomaso e soprattutto della Ford Fiesta del 1976.
In pratica, nelle officine di Lambrate, arrivavano dalla Gran Bretagna i motori e la componentistica, dalla Osi di Torino, le scocche col telaio a piattaforma. Alla Innocenti non restava che assemblare il tutto e lanciare sul mercato la piccola sportiva a un prezzo decisamente concorrenziale.
Al Salone di Torino del novembre 1960, la Spider 950 fu presentata al prezzo di listino di un milione e 150 mila lire. Meno di una Giulietta Spider, che costava quasi due milioni, e meno anche della sua parente inglese, la Sprite, che stava invece sul milione e quattro. Bassa, filante, con un frontale sobrio e innovativo, una giusta dose di codine posteriori, come imponeva il gusto imperante: la nuova Innocenti si presentava sufficientemente elegante e molto apprezzabile. Le colorazioni erano quelle più in voga allora: blu, grigio, rosso, bianco e giallo.
La formula, piccola cilindrata, piccole dimensioni, basso costo e ottime rifiniture, solleticò immediatamente il pubblico italiano, soprattutto i giovani e le signore. Sulla sua scia, qualche anno dopo, ebbe successo la Fiat, con la 850 Spider e fece fiasco l'Autobianchi con la Stellina, la prima auto italiana, con carrozzeria in vetroresina, costruita in serie.
Erano anni di sperimentazioni e fantasia, il marketing era un'alchimia, i conti una cabala che spesso portava al rapido tramonto di molte aziende. L'Innocenti però sembrò azzeccare il gusto e le attese del tempo. Con la cura dei piccoli dettagli (oggi ci sembrerebbe uno scandalo la loro mancanza) colmò la differenza con le altre spider più blasonate. Il tettuccio, ad esempio, oltre che manovrabile stando seduti nell'abitacolo (nella Spider Alfa Romeo occorrevano una serie di operazioni in piedi) era in doppio strato di tela, quindi, più resistente all'acqua e al freddo, al contrario delle convertibili inglesi. Ma, cosa ancor più comoda, la 950, era finalmente dotata di un buon impianto di riscaldamento. E addirittura, cosa che nelle altre più spartane sportive non era stato nemmeno calcolato, aveva il sedile del pilota regolabile, l'accendisigari, la luce nel vano motore e il faretto della retromarcia...! Cosa desiderare di più da una macchina "aperta"? Beh, forse, la velocità, il brio: la Innocenti prima versione sfiorava i 140 chilometri orari ed era data per 43 cavalli a 5300 giri. Non molti. Un anno dopo, appena la Austin Healey potenziò i suoi motori, a Lambrate si misero subito all'altezza. Ma anche qui, con tre cavalli di più e, forse, cinque ulteriori chilometri di velocità massima, non si potevano pretendere guide mozzafiato. Nell'epoca del disastroso mito "da casello a casello", con le corse lungo la nuova Autostrada del Sole, l'Innocentina faceva più che altro la figura di una verginella. E questo fece desistere molti possibili acquirenti.
Inutile dire che lo spirito, tutto britannico, della piccola spider era completamente un altro. Ma tant'è. La nuova ulteriore fornitura di propulsori del '62, con rapporto di compressione portato a 9:1 e conseguente incremento di potenza a 50 cv, fu più che altro un placebo, in attesa di una seconda serie che si annunciava davvero grintosa. Va detto a questo punto, che l'avventura della 950 coincise con quello che potremmo definire il tramonto delle mitiche scoperte inglesi. La Mg Midget, nata da una costola della Sprite, stava per soppiantare la sua gemella Austin, in un clima di pacchetti azionari turbinanti e ridimensionamenti finanziari. Il boom economico, spingeva anche oltre Manica verso cilindrate importanti e clientele sportive di rango, leggi, facoltose. Le stesse che alla prima recessione economica avrebbero abbandonato anche quelle, provocando la nota crisi degli altri storici marchi del regno. Fatto sta che nel 1963, alla Innocenti, sballate le casse spedite dalla Bmc, si ritrovarono con lo stesso identico quattro cilindri in linea con monoblocco in ghisa, di prima. La cilindrata maggiorata a 1098 cc, era stata ottenuta variando il rapporto della corsa dei pistoni. Risultato: 58 cavalli e una manciata di brezza in più sui capelli. Una piccola rivisatazione estetica della vettura fu sufficiente a giustificare un nuovo nome “Innocenti S”, ma non a rilanciare la macchina che procedeva a piccole dosi di vendite, con picchi stagionali nei mesi di bella stagione. A parte la scrittina cromata sul cofano e le diverse borchie delle ruote, le uniche vere novità erano l’adozione dei freni a disco anteriori, il prezzo e l’hard top a richiesta. Un dettaglio, quest’ultimo, non trascurabile, dal momento che tre anni dopo, al solito appuntamento del Salone di Torino, quel tettino rigido divenne l’elemento di differenza della nuova “Innocenti C”. Si trattava infatti, di una coupé praticamente uguale alla spider. La sua produzione soppiantò la S dalle linee di montaggio di Lambrate. Costava circa centomila lire in meno: 1.190.000. Sembrava una svolta, ma sempre per la solita alchimia del marketing e la cabala dei numeri che dicevamo, si rivelò un mezzo fiasco. Nel 1969, quando anche le ultime otto spider rimaste in deposito vennero vendute, anche la C andò in pensione, senza che nessuno la rimpiangesse troppo. Il rimpianto, semmai, rimane per tutte quelle divertenti Innocenti aperte andate prematuramente dimenticate e quindi demolite: oggi sono pochi i modelli sopravvissuti all’oblio e quei pochi, per giunta, continuano a valere poco anche tra i collezionisti. Resta perciò un dubbio: la piccola spider Innocenti fu una macchina sbagliata, o soltanto incompresa?
Caratteristiche
Alimentazione: Benzina 2 Carburatori Stromberg
Carrozzeria: Spider
Trazione: Posteriore
Modello in produzione dal: 1963
Motore
Cilindrata: 1098 cm³
Cilindri: 4
motore in ghisa ad un albero a camme laterali ad aste e bilancieri.
Potenza: 50 CV @ 5500 giri
Coppia: 83 Nm @ 2750 giri
Alesaggio: 64.60 mm
Corsa: 83.70 mm
Dimensioni
Lunghezza: 3430 mm
Larghezza: 1470 mm
Altezza: 1190 mm
Passo: 2030 mm
Peso: 720 kg
Serbatoio: 28 l
Prestazioni
Velocità massima: 145 km/h
Accelerazione 0-100 km/h: 19.30 s
Consumo medio: 14.29 km/l (7.00 l/100km)
P.S. le vetture del servizio fotografico sono:
la spider è una prima serie quando montava il motore di 950 cc da 43 cv, anche se i cerchioni non sono quelli originali;
la versione coupè è quella ultima serie quando montava le luci posteriori a sviluppo orizzontale e come alimentazione aveva un solo carburatore Stromberg.
In pratica, nelle officine di Lambrate, arrivavano dalla Gran Bretagna i motori e la componentistica, dalla Osi di Torino, le scocche col telaio a piattaforma. Alla Innocenti non restava che assemblare il tutto e lanciare sul mercato la piccola sportiva a un prezzo decisamente concorrenziale.
Al Salone di Torino del novembre 1960, la Spider 950 fu presentata al prezzo di listino di un milione e 150 mila lire. Meno di una Giulietta Spider, che costava quasi due milioni, e meno anche della sua parente inglese, la Sprite, che stava invece sul milione e quattro. Bassa, filante, con un frontale sobrio e innovativo, una giusta dose di codine posteriori, come imponeva il gusto imperante: la nuova Innocenti si presentava sufficientemente elegante e molto apprezzabile. Le colorazioni erano quelle più in voga allora: blu, grigio, rosso, bianco e giallo.
La formula, piccola cilindrata, piccole dimensioni, basso costo e ottime rifiniture, solleticò immediatamente il pubblico italiano, soprattutto i giovani e le signore. Sulla sua scia, qualche anno dopo, ebbe successo la Fiat, con la 850 Spider e fece fiasco l'Autobianchi con la Stellina, la prima auto italiana, con carrozzeria in vetroresina, costruita in serie.
Erano anni di sperimentazioni e fantasia, il marketing era un'alchimia, i conti una cabala che spesso portava al rapido tramonto di molte aziende. L'Innocenti però sembrò azzeccare il gusto e le attese del tempo. Con la cura dei piccoli dettagli (oggi ci sembrerebbe uno scandalo la loro mancanza) colmò la differenza con le altre spider più blasonate. Il tettuccio, ad esempio, oltre che manovrabile stando seduti nell'abitacolo (nella Spider Alfa Romeo occorrevano una serie di operazioni in piedi) era in doppio strato di tela, quindi, più resistente all'acqua e al freddo, al contrario delle convertibili inglesi. Ma, cosa ancor più comoda, la 950, era finalmente dotata di un buon impianto di riscaldamento. E addirittura, cosa che nelle altre più spartane sportive non era stato nemmeno calcolato, aveva il sedile del pilota regolabile, l'accendisigari, la luce nel vano motore e il faretto della retromarcia...! Cosa desiderare di più da una macchina "aperta"? Beh, forse, la velocità, il brio: la Innocenti prima versione sfiorava i 140 chilometri orari ed era data per 43 cavalli a 5300 giri. Non molti. Un anno dopo, appena la Austin Healey potenziò i suoi motori, a Lambrate si misero subito all'altezza. Ma anche qui, con tre cavalli di più e, forse, cinque ulteriori chilometri di velocità massima, non si potevano pretendere guide mozzafiato. Nell'epoca del disastroso mito "da casello a casello", con le corse lungo la nuova Autostrada del Sole, l'Innocentina faceva più che altro la figura di una verginella. E questo fece desistere molti possibili acquirenti.
Inutile dire che lo spirito, tutto britannico, della piccola spider era completamente un altro. Ma tant'è. La nuova ulteriore fornitura di propulsori del '62, con rapporto di compressione portato a 9:1 e conseguente incremento di potenza a 50 cv, fu più che altro un placebo, in attesa di una seconda serie che si annunciava davvero grintosa. Va detto a questo punto, che l'avventura della 950 coincise con quello che potremmo definire il tramonto delle mitiche scoperte inglesi. La Mg Midget, nata da una costola della Sprite, stava per soppiantare la sua gemella Austin, in un clima di pacchetti azionari turbinanti e ridimensionamenti finanziari. Il boom economico, spingeva anche oltre Manica verso cilindrate importanti e clientele sportive di rango, leggi, facoltose. Le stesse che alla prima recessione economica avrebbero abbandonato anche quelle, provocando la nota crisi degli altri storici marchi del regno. Fatto sta che nel 1963, alla Innocenti, sballate le casse spedite dalla Bmc, si ritrovarono con lo stesso identico quattro cilindri in linea con monoblocco in ghisa, di prima. La cilindrata maggiorata a 1098 cc, era stata ottenuta variando il rapporto della corsa dei pistoni. Risultato: 58 cavalli e una manciata di brezza in più sui capelli. Una piccola rivisatazione estetica della vettura fu sufficiente a giustificare un nuovo nome “Innocenti S”, ma non a rilanciare la macchina che procedeva a piccole dosi di vendite, con picchi stagionali nei mesi di bella stagione. A parte la scrittina cromata sul cofano e le diverse borchie delle ruote, le uniche vere novità erano l’adozione dei freni a disco anteriori, il prezzo e l’hard top a richiesta. Un dettaglio, quest’ultimo, non trascurabile, dal momento che tre anni dopo, al solito appuntamento del Salone di Torino, quel tettino rigido divenne l’elemento di differenza della nuova “Innocenti C”. Si trattava infatti, di una coupé praticamente uguale alla spider. La sua produzione soppiantò la S dalle linee di montaggio di Lambrate. Costava circa centomila lire in meno: 1.190.000. Sembrava una svolta, ma sempre per la solita alchimia del marketing e la cabala dei numeri che dicevamo, si rivelò un mezzo fiasco. Nel 1969, quando anche le ultime otto spider rimaste in deposito vennero vendute, anche la C andò in pensione, senza che nessuno la rimpiangesse troppo. Il rimpianto, semmai, rimane per tutte quelle divertenti Innocenti aperte andate prematuramente dimenticate e quindi demolite: oggi sono pochi i modelli sopravvissuti all’oblio e quei pochi, per giunta, continuano a valere poco anche tra i collezionisti. Resta perciò un dubbio: la piccola spider Innocenti fu una macchina sbagliata, o soltanto incompresa?
Caratteristiche
Alimentazione: Benzina 2 Carburatori Stromberg
Carrozzeria: Spider
Trazione: Posteriore
Modello in produzione dal: 1963
Motore
Cilindrata: 1098 cm³
Cilindri: 4
motore in ghisa ad un albero a camme laterali ad aste e bilancieri.
Potenza: 50 CV @ 5500 giri
Coppia: 83 Nm @ 2750 giri
Alesaggio: 64.60 mm
Corsa: 83.70 mm
Dimensioni
Lunghezza: 3430 mm
Larghezza: 1470 mm
Altezza: 1190 mm
Passo: 2030 mm
Peso: 720 kg
Serbatoio: 28 l
Prestazioni
Velocità massima: 145 km/h
Accelerazione 0-100 km/h: 19.30 s
Consumo medio: 14.29 km/l (7.00 l/100km)
P.S. le vetture del servizio fotografico sono:
la spider è una prima serie quando montava il motore di 950 cc da 43 cv, anche se i cerchioni non sono quelli originali;
la versione coupè è quella ultima serie quando montava le luci posteriori a sviluppo orizzontale e come alimentazione aveva un solo carburatore Stromberg.